Enecolab srl è una start up innovativa costituita il 13.06.2016 per poter sviluppare attività di ricerca e sviluppo, in particolare nel settore della tutela e del miglioramento dell’ambiente e delle fonti alternative di energia (codice ATECO 72.19.09, Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle altre scienze naturali e dell'ingegneria), mettendo a frutto le idee e le esperienze di un gruppo di lavoro che si era andato consolidando negli anni e che era accomunato da una visione condivisa dell’ecosostenibilità, della sostenibilità economica e dell’innovazione come motore primario di sviluppo.
Sintesi della visione
L’attività di ricerca finora svolta ha portato alla definizione, realizzazione e validazione del processo GEOW® che trasforma i prodotti a fine ciclo vita composti da materiale organico (cioè contenenti carbonio disponibile) in un gas impiegabile per la produzione di energia termica ed elettrica: il residuo solido di fine processo viene totalmente inertizzato, così che il processo non generi altri rifiuti.
Il nostro “sogno” è quello di mettere un territorio in condizione di “scambiare” i rifiuti con l’energia da questi prodotta, in un perfetto esempio di economia circolare, abbattendo tanto i costi di smaltimento quanto quelli di approvvigionamento energetico.
Una analoga “circolarità” sta nel modo in cui l’azienda intende sviluppare il proprio business: l’innovazione prodotta può essere trasformata in “bene” e collocata sul mercato tramite alleanze e sinergie, in un’ottica win-win, il cui risultato è, oltre alla ovvia remunerazione del capitale investito e miglioramento del ciclo economico dell’insieme che collabora per un fine comune, la generazione di ulteriore capitale disponibile per lo sviluppo di ulteriori innovazioni.
Ad ogni ciclo, il livello di competitività tecnologica aumenta, così come il volume d’affari che ne scaturisce e, conseguentemente, tanto la remunerazione dell’investimento quanto l’incremento delle tecnologie innovative, sempre in chiave di green & blue economy, immesse sul mercato.
Il modello di business
Per poter sviluppare la propria missione, che è dedicata esclusivamente alla ricerca, allo sviluppo e alla diffusione nel mercato di tecnologie utili, economiche ed ecosostenibili, si è optato per un modello di business che concentra nell’azienda queste attività, ponendo in un altro soggetto derivato le attività industriali.
Realizzare i propri prodotti in una propria unità produttiva comporta significativi investimenti, che si traducono in costi fissi rilevanti (ammortamenti dei macchinari e del sito industriale, personale, utenze industriali, ecc.).
Per spostare questi costi da fissi a variabili, si è optato per affidare la produzione a imprese del territorio, di elevata competenza e affidabilità, anche partecipando direttamente al loro capitale con l’acquisizione di quote, avviando un percorso di “fabbrica diffusa” in un’ottica win-win: l’azienda non si aggrava di investimenti e costi fissi rilevanti, la catena di fornitura può contare su una committenza che non ha alcun interesse a strozzare i costi, come invece normalmente accade.
Questa scelta di specializzazione intelligente consente di ottimizzare e semplificare il ciclo economico dell’azienda, nella logica di specifici contenitori ad alta concentrazione di competenza per ciascuna specifica attività, autonomi fra loro, ma coordinati da una comune cabina di regia.
Capitale sociale
Per l’assunto fortemente etico, nel capitalizzare la società si è optato per la scelta di una società di capitali a capitale diffuso, ponendo un limite massimo di € 40.000 per ogni singola partecipazione: questa scelta consente sia di ridurre notevolmente il fattore della fragilità (tanto maggiore quanto minore è il numero dei soci, dato peraltro confermato da ampia letteratura scientifica) che di evitare che un socio finanziario (che segue logiche legate all’immediata remunerazione del capitale) possa alterare la visione caratterizzante la società.
Concorre a questa scelta anche una considerazione di ordine etico, cioè di rendere disponibile ad una vasta platea i risultati del ciclo economico derivato dal progetto, invece che concentrarlo su un solo soggetto.
Sintetizzando, l’obiettivo è quello di costruire un finance a chilometro zero, considerando anche che stime attuali fissano in circa 1.200 miliardi di euro il risparmio giacente nelle banche, i cui titolari non investono più nelle forme tradizionali (titoli, azioni, fondi, ecc. per le pessime esperienze passate, immobili per via della stagnazione del mercato): non è inverosimile che un investimento fatto in aziende, senza alcuna sofisticazione finanziaria e saltando tutte le intermediazioni di questo tipo, che abbiano una matrice etica e un contenuto oggettivo di innovazione che le consenta di avere un buon vantaggio competitivo, possa essere attrattivo, al tempo stesso aggiungendo fattori di anti-fragilità alle aziende stesse.
Altra particolarità è la scelta condivisa di tutti i soci, coerente con la normativa vigente in tema di start up, di non distribuire alcun dividendo nei primi cinque esercizi, reinvestendo l’utile nella società stessa: una remunerazione comunque è data dall’incremento del valore delle quote, per l’incremento del patrimonio tangibile e intangibile dell’azienda a seguito dei risultati conseguiti nell’attività di ricerca e di collocazione sul mercato delle tecnologie sviluppate.
Costituita la società con il capitale sociale minimo previsto dalla legge, alla data attuale sono stati raccolti € 210.000 variamente suddivisi fra i singoli soci (alla data odierna in un totale di 19 soci): l’azione di raccolta prosegue, con cautela e buon senso, con l’obiettivo di raggiungere un totale di € 1.000.000 al 31.12.2024.
Lo spazio per i soci strutturati a vocazione squisitamente finanziaria è ricavato nel capitale sociale della società commerciale ed industriale di cui sopra.
Governance
La società è attualmente amministrata da un Amministratore Unico, che è anche il Responsabile del Progetto di ricerca: questa scelta assicura un buon coordinamento fra esigenze operative ed aspettative ed una fluida gestione della società in questa sua prima fase e resterà tale almeno fino all’avvio della fase commerciale e, comunque, a valle dell’aumento di capitale sociale di cui al punto che precede.
Considerando che la società già in corso di progetto avrà significativi sviluppi, necessariamente la governance dovrà adeguarsi ai maggiori compiti ed alla maggiore complessità operativa: anche in questo caso verrà adottato un modello di specializzazione intelligente.
Pur potendo sembrare prematuro, la scelta che verrà messa in campo è già stata progettata e valutata come la più efficiente ed efficace ed è rappresentata nel diagramma a lato.
La combinazione fra modello di business e modello di governance, unita al limite nella quota di partecipazione del singolo socio, rende l’azienda particolarmente antifragile e durevole nel tempo.
Il capitale sociale diffuso
Coerentemente con la propria visione (vedi "Capitale sociale") fin dall’inizio la società ha puntato non su un capitale di un investitore unico, ma su un capitale diffuso fra un gran numero di soci, in modo che in molti possano beneficiare di quello che normalmente è il vantaggio di pochi.
Oltre a soddisfare l’assunto etico, questa modalità svincola la società tanto da logiche finanziarie, usualmente focalizzate sulla massima remunerazione nel più breve tempo possibile, quanto dal mercato finanziario.
Gran parte delle aziende italiane sono sottocapitalizzate e questo è uno dei fattori di fragilità di queste aziende: una forte capitalizzazione, senza ricorrere all’indebitamento bancario e/o a un soggetto unico investitore, si traduce in minori costi bancari se non addirittura alla non necessità del sistema bancario per l’operatività ordinaria, con un evidentemente miglioramento dei propri conti insieme al raggiungimento di uno status anti-fragile.
Questo modello può essere impiegato a molte realtà del mondo delle PMI e, per questo, parallelamente all’avvio della seconda fase di raccolta del capitale diffuso, la società ha avviato uno studio su questo processo, per poterlo rendere tracciabile, riproducibile e adottabile, con gli opportuni adattamenti, ad altre realtà consimili o assimilabili.
Il valore dell'azienda
La società, oltre ad avere valori intangibili e non negoziabili, ha un oggettivo valore in termini economici. Ha speso più di 800.000 euro per sviluppare il suo progetto, ha ottenuto 7 brevetti, ha acquisito un immobile e quindi ha un valore di patrimonio netto, rivalutato per gli investimenti effettuati e brevetti ottenuti, pari a circa € 1.200.000.
Sempre per criterio di massima cautela, non è stato considerato il valore in termini di potenziale di mercato della tecnologia sviluppata (valore commerciale): il patrimonio netto è perciò da considerarsi stimato con criterio di ben congrua e cauta oggettività.
Va anche considerato che, al momento della sua costituzione nel 2016, la società aveva un capitale sociale minimo ed ora è arrivato a € 210.000: proprio grazie all’applicazione della visione di azienda etica e capitale sociale diffuso, prosegue l’azione di raccolta di capitale dando solido e concreto valore alle quote di proprietà dei soci, inevitabilmente destinato a crescere nel tempo.
Brevetti
Deposito
Oggetto
Data rilascio
14/07/2017
Apparato e procedimento di triturazione
11/10/2019
19/07/2017
Motore idraulico
07/10/2019
06/10/2017
Gruppo triturazione
30/12/2019
18/10/2017
Dispositivo e procedimento alimentazione granulare
08/01/2020
11/12/2017
Impianto e procedura trattamento prodotti a fine ciclo vita
18/02/2020
17/01/2018
Macchina elettrica
16/03/2020
02/03/2018
Apparato per il trattamento termico
24/03/2020
Renzo Biasi
Renzo Biasi è nato a Trieste il 6 maggio 1960, dove vive e lavora, ed è iscritto all'Albo dei Dottori Commercialisti e dei revisori contabili, dopo aver conseguito la laurea in economia e commercio. Matura esperienze nell'amministrazione di società del territorio e per quel che riguarda la ricerca e sviluppo, ha rivestito la carica di coordinatore del progetto Stradivari del mare, presidente di AATS, partner nei progetti Green Boat e Ecofishing, tutti progetti di impronta innovativa con impiego di materiali ecologici.
Lucio Marquardt
Per le competenze specifiche ed il collegamento con il modo della nautica (è il delegato per la Categoria Nautica di Confartigianato Imprese Gorizia), ha in capo il coordinamento tecnico del progetto e lo sviluppo delle soluzioni meccaniche ed elettroniche. Di alta formazione tecnica, matura significative esperienze con la responsabilità di Direttore Tecnico e Responsabile della Ricerca e Sviluppo e Direttore Generale in aziende italiane ed estere operanti nei settori dell’elettronica e delle macchine elettriche e meccaniche. Ha coordinato lo sviluppo di trasformatori isolati in resina, di un sistema di gestione e controllo per robotica, di un sistema per la triturazione di PFU, di un sistema di pirogasificazione, di motori elettrici e relativi controlli, tecnologie che stanno alla base del presente progetto. È stato relatore in diversi seminari sui temi dell’imbarcazione classica, dell’imbarcazione come bene culturale, sulle tecnologie e l’innovazione nel comparto della cantieristica minore, sulla progettazione efficace, sulla ecocompatibilità ed ecosostenibilità. Ha partecipato alle attività iniziale dell'Associazione DITENAVE ed allo sviluppo di offerte formative per la nautica nell’ambito del Polo Formativo del Mare, è membro di Comitati Scientifici, è stato tutor di Master e Dottorato.